AFRICA
Vivono nel Kalahari, ‘la grande sete’, in Namibia. Appartengono ai San, coloro che seguono la luce perché si spostano in funzione delle piogge per nutrirsi di frutti, radici e di tutto quello che la natura mette a disposizione.
Camminano verso un pozzo che l’ultima benedetta pioggia ha riempito.
L’andata è leggera senza il peso dell’acqua, il ritorno è faticoso, ma quei pochi litri di vita basteranno per molti giorni. Gli uomini cacciano, le donne raccolgono e si procacciano quanto basta ad allontanare la sete.
Non bevono molto, il necessario per far bastare quello che rimane per i giorni successivi.
Camminano sulla terra ombrata dalle ultime piogge, si muovono in uno spazio infinito di pietra e sabbia dura; da lontano il profilo di un’altura secca come una scatola di cartone appoggiata su una tavola.
Cattura l’umidità dell’aria, trattiene le nuvole e permette al cielo di dare vita alla savana.
Camminano nella savana e non parlano se non al ritorno, quando la voce distrae dal faticoso viaggiare.
Parlano durante qualche breve sosta, poi poseranno sulla testa l’otre e riprenderanno il viaggio.
Non si concedono neppure un sorso per non sprecare acqua.
Hanno bevuto al pozzo. Il privilegio di questo cammino nel deserto della grande sete.
Di tanto in tanto il vuoto dell’aria è interrotto da un albero scheletrico,
rifugio notturno di un leopardo.
Amina ha ventidue anni e tre figli, Janika venticinque e due figli, Karin
trenta e sei figli, Janid ventitré e tre figli.
Vanno a passo cadenzato come soldati in marcia verso un avamposto amico.Amina modula una nenia, una filastrocca imparata da bambina. Parla degli animali della savana e come un talismano serve a tenere lontano i leoni. Portano al collo anche amuleti per allontanare brutti incontri. I leoni sono oziosi e aspettano la fame, non attaccano gli uomini, soprattutto di primo mattino. Nel loro villaggio non ne esiste memoria, ma ogni viaggio inizia con un’invocazione al divino. Janid pensa a una figlia che ha forti febbri, la pancia gonfia e gli occhi coperti da un velo di latte. Karin apre il gruppo e fissa il punto lontano dove c’è il pozzo. Conosce a memoria quanto manca, ma ogni volta ricalcola il cammino. Janica porta nel cuore una gioia e una preoccupazione. Sente che sarà di nuovo madre e sorride. Chiederà alle amiche di fermarsi qualche volta di più nel ritorno, e dirà loro il perché. Impara a memoria la filastrocca di Amina e sorride pensando al futuro. Quando la canterà al figlio che verrà e lo vedrà ridere felice al suono innamorato della sua voce.
