POLVERE
El Jadida, ottobre: festa del Tbourida, la Fantasia, al Salon du Cheval. I cavalli
e i cavalieri, sono giunti da ogni parte del Marocco. I Berberi fin dalle
montagne dell’Atlante, i Tuareg fino dalle propaggini della Mauritania.
Si celebrano i meravigliosi cavalli arabi e i loro meravigliosi cavalieri. Un
salto nel tempo, nell’emozionante fierezza della storia e della civiltà. Afez
ha ventiquattro anni, e cavalca sulle montagne, salendo le erte essiccate, scendendo nei dirupi franosi dall’età di dieci anni. Vive questi incontri con la medesima emozione di uno sposalizio misterioso con la tradizione e l’orgoglio civile di appartenenza a un rito, che sfiora il culto religioso.
Ha cavalcato sui bastioni del castello della città vecchia, sfilando con altri
cavalieri del deserto nei panni variopinti delle tribù, tra il tripudio del sole
rosso, del mare d’indaco, dei profili di Marrakech all’orizzonte, della gente esultante e radiosa. Le donne a cavallo sono vestite d’azzurro e hanno il volto semiscoperto.
I loro occhi narrano una felice determinazione.
Oggi è il gran giorno. Nella piana terrosa fuori della città migliaia di persone si accalcano per la Fantasia.
Afez è nel recinto della preparazione. Si veste di bianco e con cura l’aiutano a fasciarsi fronte e nuca con le bende bianche che diventano una corona orgogliosa e regale. Tutto avviene nel silenzio e nella solitudine della meditazione raccolta.
Poi si schiera sul suo cavallo, bruno come il principio della notte delle
montagne, risplendente della luce rossa e argento delle bardature, dei finimenti come paramenti sacri e rituali.
Poi correrà sulla stessa linea dei compagni alzando il fucile, lasciando le
redini e alzandosi con leggiadria in piedi, rimanendo immobile nel vento:
uno statua nel sole nell’ammirazione della folla in visibilio.
Poi lo sparo all’unisono nell’aria polverosa e bruciante. Il colpo sarà rosso e rosa e diventerà polvere d’oro incontrando la luce del tramonto.
Poi il carosello in circolo con la terra vorticosa, che avvolge in una nebbia
che si diraderà, mostrando i cavalieri nelle positure più coraggiose e nella valentia dei loro gesti.
Il cavallo è la libertà del deserto, l’orgoglio di un berbero, la ricchezza di
un uomo al pari della sua famiglia.
Dall’alto dei purosangue arabi si domina la terra e si sprofonda nel cielo,
nell’aria e nel vento che sferzano il volto. Al ritorno sulle montagne, presso la sua gente, Afez racconterà di giorni meravigliosi. I suoi occhi azzurri rispenderanno come la luna d’argento sull’Atlante, nelle notti che si riempiranno di narrazioni favolose, tra il sogno e la realtà di inebrianti caroselli polverosi.
